Forza Almunia, che è finita la ricreazione

Almunia ci ha cordialmente invitato ad usare quei quattro soldi che dopo dieci anni ha prodotto la nostra economia ronzinante per pagare immediatamente il debito pubblico. Il che equivale a dire, adesso che nonostante tutto siete riusciti a trovare due soldi per comprare le forbici, è ora di tagliarsi i coglioni.
E veniamo al “nonostante tutto”: i due soldi non li abbiamo certo guadagnati grazie alle politiche economiche illuminate di gente favorevole all’economia di mercato, come Diliberto, già noto come “DiliBeria”. Li abbiamo fatti nonostante che l’Europa ci abbia trascinato per i capelli dentro l’Euro a viva forza, con la stessa tecnica con la quale a Parigi i “butta-dentro” ti inchiodano nei ristoranti italiani del Quartiere Latino, appena prima di spellarti vivo, si intende. E ci hanno gentilmente accomodato nella galera dell’Euro perché francesi e tedeschi avevano il terrore panico che una economia come la nostra, fondata sul debito e sulla svalutazione, facesse a loro una concorrenza atroce, che unita alla maggiore snellezze e flessibilità (o povertà essenziale) delle nostre imprese, gli avrebbe soffiato brutalmente il mercato. E avevano ragione perché in quegli stessi anni gli americani stavano cominciando a teorizzare l’azienda snella ed essenziale, quella che loro chiamano “destrutturata”, con pochi soldi, un po’ di debiti finanziari e tanta voglia di crescere. Era la fotografia dell’impresa italiana, dove un magazziniere fa anche il mulettista e all’occorrenza guida il furgone per consegnare la merce, ma quando torna in Azienda, registra la “prima nota” delle bolle di consegna e si auto-ripara anche il terminale che è vecchio, però con quattro martellate riparte tutte le mattine che è una meraviglia.
Come abbiamo guadagnato quei due soldini che il cortese Joaquin Almunia vorrebbe rasparci un’altra volta per pagare i debiti? Li abbiamo fatti grazie agli imprenditori sopravvissuti, quelli che producono le scope e le suole delle scarpe, che non solo hanno delocalizzato le produzioni nei Paesi dell’Est (senza dar retta a Prodi che voleva fargli perdere soldi nelle aziende degli amici – suoi – cinesi) ma hanno anche esportato il nostro modello di sviluppo essenziale del magazziniere-fattorino-mulettista-contabile-informatico nei Paesi vicini in via di sviluppo.
E siccome in Italia è bello viverci, almeno per le vacanze, un po’ di soldini di quegli imprenditori sono comunque ritornati indietro, almeno sotto forma di consumi.
In più il Governo non riesce a legiferare, quindi non riesce in sostanza a fare dei danni, e deve contentarsi di usare le regole del Governo di prima, come la Biagi. E così non potendo cambiare niente il Paese migliora, cresce, rialza il capino dopo un decennio di disastri fabbricati dai quattro premi Nobel che ci hanno portato in Europa: Prodi, Dini, Ciampi e Padoa Schioppa, (detto Padoa Scippa, date le sue discutibili abitudini fiscali), tutta gente appassionata di banche e di amici finanzieri – i loro – che sanno maneggiare e prosciugare le ricchezze altrui, ma che un prodotto o un servizio utile al mercato non sanno nemmeno che cosa sia. E hanno regalato la ricerca biotecnologia a lorsignori burocrati europei, che casualmente l’hanno basata a Edimburgo, mentre l’aerospazio si trova a Tolosa, come la prima centrale internazionale a fusione nucleare. Le banche invece sono a Francoforte, come gran parte della gestione delle materie prime che vengono dall’Est.
A noi hanno lasciato le quote latte, i pomodori, le agenzie per il cibo, tremila chilometri di coste da proteggere, e la mensa e la refezione per quei milioni di rumeni che nell’attesa di diventare un’economia moderna (?), si sono accampati con roulottes, badanti, corpivendole e trafficanti vari tra l’Adriatico e il Tirreno. Per Padoa Scippa sono un’opportunità preziosa che i bamboccioni non sanno sfruttare.
Ci hanno tirato poveri, confidando nella nostra cattiva amministrazione, nella politica indecente, nello strapotere di un sindacato bloccante, nella incapacità di mettere assieme grandi imprese con grandi capitali, nella conflittualità tra l’immane industria del parastato che dilapida più di un quarto della ricchezza del Paese, nella mancanza di energia che ci costringe a regalare al resto dell’Europa un altro quarto dei pochi nostri soldi che produciamo.
Ci hanno tirato poveri ma non hanno fatto i conti che neppure la Moratti è stata capace di accoppare la più bella Scuola e la più bella Università del Mondo, quella nata dai Benedetto Croce e dalle teste pensanti del bieco Ventennio.
La nostra gente, che è migliore delle opinioni che ha di se stessa, sta trovando come sempre le soluzioni per sopravvivere, alla grande. E questo è un problema devastante per i sederi di piombo della burocrazia europea, che sta vedendo svanire l’ipotesi accarezzata di avere dei sudditi domestici al centro del Mediterraneo. Non ci sono riusciti a suo tempo gli americani, che pur ci hanno regalato una montagna di soldi, e vogliono riuscirci questi banchieri di Strasburgo, portandoceli via? Si tolgano pure l’illusione. Con cortese sollecitudine.

Foto: Il progetto della nuova sede della Banca Centrale Europea a Francoforte

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