La Congiungivite di Bergonzoni salva i bambini

 

Io ri-fiuto il comico Bergonzoni perché dopo la prima volta in cui l’ho fiutato ormai quarant’anni fa, l’ho ri-fiutato nuovamente oggi e so da decenni che non siamo in presenza di un comico ma dell’ultimo filosofo potabile, un semantico che scardina il linguaggio e spalanca praterie umane sconfinate. Rifiutarlo significa fiutarlo di nuovo, per usare i suoi giochi linguistici.

Il suo spettacolo non è una performance comica è un bagno di consapevolezza lessicale trasversale nel senso che se non stai attento, ti tira sotto senza tante storie e ti perdi il filo di questa arguta spiritualità della comunicazione danzante!

Un filo illogico, conduttore potente e originale lega un’ora e 40 di monologo a ranghi serrati, senza neppure bagnare l’ugola con un bicchiere d’acqua: un ritmo potente come una doccia gelata di concetti fratelli, in una vasca di definizioni apparentemente sconnesse in cui nuotano i sentimenti più autentici, nascosti sotto un sorriso.

Il messaggio è chiaro: l’uomo deve connettersi con i suoi simili e la congiungivite è indispensabile per salvare la propria anima e la vita dei bambini. Il banchetto di Save the Children è lì all’uscita che aspetta il pubblico di fianco a quello dell’ultima fatica letteraria del nostro: Aprimi Cielo.

E dopo quasi due ore di questa doccia di paradossi, il pubblico non ha nessuna intenzione di scollarsi dalle sedie, come tramortito da un’onda incessante di positività e affetto. Non lo vuole mollare neanche dopo che lui ha circumnavigato due volte l’intera platea e dice “Questo pezzo di spettacolo all’arena di Verona non lo potrò mai fare!”.

Ma le invenzioni linguistiche del nostro autore che utilizza tutti i meccanismi della comicità teatrale non sono affatto delle ironie agghiaccianti come quelle di Woody Allen, sono piuttosto dei sistemi di supporto a idee pesanti regalate con un po’ di umorismo, esattamente il ruolo che interpreta il filosofo a piede libero Nicola Donti che gira per gli ospedali e sostiene di essere discepolo del nostro Alessandro.

Per chi lo conosce bene questo ex ragazzo attore-prodigio nato a Bologna il 21 luglio 1958 diventa un naturopata: ti cura senza farmaci con rimedi naturali. Io lo incontrai per la prima volta nell’autunno del 1983 al Derby Club in una serata storica dove si presentavano gli artisti dell’annata e tra loro c’erano alcuni nomi come Giobbe Covatta, Paolo Rossi, Enzo Iacchetti e naturalmente Alessandro Bergonzoni. Era appena uscito dal DAMS di Bologna dopo una laurea in giurisprudenza e portava in scena un monologhetto sui piccioni di Piazza Maggiore: “Ma che cosa ti devo dire?” una piece senza senso ma piena di significati. Lui aveva 25 anni e io pure. E anche lì già da quegli albori non ti diceva nulla ma capivi che aveva un sacco di cose da dirti.

E cominciò a dirle l’anno successivo alla Sala Fontana con La saliera e la ape Piera, anche lì il non senso delle parole già nascondeva tutta la filosofia di vita di questo autore supportato da sempre da uno scudiero insostituibile, un personaggio di robusta competenza che è il suo regista e il suo uomo di comunicazione, Riccardo Rodolfi.

Così rotolano in scena figure e personaggi che Bergonzoni maneggia con sapiente ironia e con una energia da grande interprete teatrale: il terzo bis, quello che serve per cercare di mandare a casa il pubblico incollato alle sedie, lo vede addirittura protagonista di un grammelot che parte dal finto idiona tedesco e vira verso il russo, poi il cinese e persino verso la parodia degli indiani d’America, ossia la dimostrazione – se ancora ce ne fosse bisogno – che il talento teatrale del Nostro non è inferiore né a quello dell’autore né a quello del filosofo.

E per finire in bellezza la scrivania ad altare, unico oggetto scenico sul palco, si trasforma scoperchiandosi in un sarcofago, perché alla fine del percorso umano Arrivano i Dunque e dunque quella è la strada che ci porterà via, ma nel frattempo è nostro dovere salvare l’umanita violenta e soprattutto i bambini grazie alla congiungivite

Nell’attesa che i dunque arrivino, siamo tutti invitati a partecipare con i vestiti rivoltati addosso al movimento della rivolta degli obiettivi, quelli che non siamo riusciti a raggiungere mentre il dunque ha raggiunto noi, insalutato ospite.

Diego Gelmini

24-11-2024
Arrivano i dunque
Alessandro Bergonzoni
Teatro Elfo Puccini – MILANO

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