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LOL: Chi ride è fuori (di melone!).

 

Stefano Bellisari in arte Elio, si stava laureando in ingegneria e lo chiamavo a casa, e quella adorabile donna di sua mamma parlava solo milanese stretto, e per uno come me cresciuto in ringhiera era una festa, mi sembrava di tornare a casa.

Erano gli anni dei primi vagiti di Elio e le Storie tese, un quartetto di disperati di talento, scorbutici e ingegnosi, poco inclini a interviste e cerimoniali, si esprimevano con le canzoni profondamente idiote, ma talmente idiote da essere geniali.

Poi al massimo giocavano a calcetto con me, Silvio Orlano e qualche altro malcapitato spettatore come l’Angela Finocchiaro, altro pilastro della nostra voglia di vivere.

Passano 45 anni e mi ritrovo Elio a fare il pagliaccio come giudice del talent giapponese “LOL Talent Show”, una roba che mi scaturisce la stessa tenerezza che provo per il Prof. Unarath (spazzatura!) dell’Angelo Azzurro, che nel film di Sternberg del 1930 rincorre inutilmente la provocante cantante Lola Lola (Marlene Dietrich), e la sposa. Poi finiti i soldi è costretto a diventare clown nella compagnia e vedere la sua compagna tradirlo con un altro attore: torna a scuola disperato e muore tra gli scherni, aggrappato alla sua vecchia cattedra.

Ora io stimo Stefano e le sue tournee che sta facendo con le canzoni di Jannacci e mi chiedo che bisogno c’era di arraffare ancora un po’ di soldi con questi siparietti nauseanti di una comicità stracciona e irritante ma negata. Per dirla con il mio amico Aldo Grasso (veniamo dalla stessa Università e dagli stessi maestri): “Non fa ridere neanche volendo e rende patetico il comico”.

Che il personaggio comico può fare pietà non è roba recente, Fantozzi – che siamo tutti noi – è certamente miserabile ma ha la forza della consapevolezza della sua condizione umana e rincorre un maldestro desiderio di redenzione, non è compiaciuto della sua condizione e la Silvani per fortuna rimane un desiderio irrisolto.

 

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